Lo spunto di oggi ci viene fornito dalla riflessione di un noto poeta italiano Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti , l’ermetismo e la sua poesia
Giuseppe Ungaretti fu uno dei maggiori rappresentati dell’ermetismo, corrente poetica che si diffuse tra le due guerre mondiali. Il termine fu coniato da Flora per sottolineare la difficoltà di comprensione di questo tipo di componimenti e di atteggiamento di alcuni intellettuali.
I principi dell’ ermetismo possono essere riassunti in pochi punti:
- Componimenti brevi caratterizzati da un numero ridotto di versi
- Linguaggio semplice senza ricorrere ai termini aulici della poesia precedente
- Libera espressione per comunicare la realtà
I poeti ermetici, tra cui Ungaretti, puntavano ad esprimere seppur nella sinteticità e nell’essenzialità, la solitudine, il vuoto dell’ anima, le difficoltà derivanti dalle tragiche esperienze vissute.
A tal proposito Giuseppe Ungaretti, arruolatosi volontario durante la Grande Guerra e sopravvissuto alle atrocità del conflitto e a drammatiche ore in trincea, porterà sempre l’esperienza di guerra nella memoria e nell’anima.
Veglia
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Nelle sue poesie riprende spesso i temi della morte incombente, della sofferenza e della paura ma anche della fratellanza, il desiderio di pace e la ricerca dell’armonia con la natura. Cresciuto ai limiti del deserto Ungaretti si dimostrerà sempre sensibile alla magia del silenzio e all’ importanza della solitudine quale mezzo per poter riflettere.
Dopo la guerra Ungaretti si recò in Francia per poi rientrare in patria solo nel 1921.
La prima raccolta di poesie pubblicate fu “Allegria” caratterizzata da piccoli componimenti con connotati compatibili con l’ermetismo:
- Mancanza della punteggiatura
- Abolizione termini poetici classici
- rottura dei sintagmi
- Versi liberi
- Espressioni scarne ma dirette ( in netta contrapposizione con i suoi contemporanei come D’Annunzio e i crepuscolari)
Collabora con numerose riviste italiane e francesi e compone poesie molto brevi come “Mattina”
M’illumino
d’immenso
Negli anni ’30 la sua produzione è caratterizzata da poemi più lunghi per poi giungere , dopo il 1945 a poesie di riflessione e meditazione. Meno innovative ma più profonde.
Si spense il 1 Giugno 1970 dopo aver composto e pubblicato il suo ultimo capolavoro e vi regaliamo alcuni versi tratti da “Taccuino di un vecchio”
In questo secolo della pazienza
E di fretta angosciosa,
Al cielo volto, che si doppia giù
E più, formando guscio, ci fa minimi
In sua balia, privi d’ogni limite,
Nel volo dall’altezza
Di dodici chilometri vedere
Puoi il tempo che s’imbianca e che diventa
Una dolce mattina,
Puoi, non riferimento
Dall’attorniante spazio
Venendo a rammentarti
Che alla velocità ti catapultano
Di mille miglia all’ora,
L’irrefrenabile curiosità
E il volere fatale
Scordandoti dell’uomo
Che non saprà mai smettere di crescere
E cresce già in misura disumana,
Puoi imparare come avvenga si assenti
Uno, senza mai fretta né pazienza
Sotto veli guardando
Fino all’incendio della terra a sera.
Come d’abitudine vi auguro Buona Lettura e vi invito a condividere con noi opinioni e pareri
Lella Dellea
Fonti: BiografieOnline, YouTube, Studenti.it