La felicità è parte della vita e, in quanto tale, non può essere separata dalle difficoltà.
Helen Keller è una nota scrittrice del secolo scorso che ha dovuto affrontare molte difficoltà. Cieca e sorda fin dall’infanzia, è riuscita a ottenere risultati incredibili e ad esprimere la bellezza della vita in molti modi differenti anche grazie ad un incontro speciale
Cercando la citazione da pubblicare oggi mi sono imbattuta in una frase che abbiamo proposto e pubblicato un paio d’anni fa.
Leggendola mi sono ricordata di un film visto tanto tempo fa, un breve frammento nella mia memoria; si tratta di “Anna dei miracoli”.
Sto parlando di una pellicola girata molto tempo fa, ancor prima che io nascessi, una storia in bianco e nero senza gli effetti speciali, i filtri, le tecnologie attuali ma estremamente complesso ed interessante dal punto di vista emozionale e psicologico in particolare se si considera che il libro da cui è tratto “The Miracle Worker” di William Gibson è tratto da una storia vera, quella di Helen Keller.
Immaginate una bambina nata nell’ultima decade del 1800, sorda e cieca dall’età di 19 mesi e senza la possibilità di interagire, senza la prospettiva di un’esistenza felice; all’epoca i bimbi con disabilità venivano spesso rinchiusi in istituti tristi e asettici, dove non vi era distinzione tra i vari tipi di difficoltà ed età e dove non vie era la possibilità di potevano ricevere il supporto e gli stimoli adeguati per migliorare le proprie condizioni di vita.
Helen venne accudita amorevolmente dalla madre fino all’età di 7 anni, accontentata in tutto fino a quando i genitori decisero di cercare un’educatrice che potesse prendersi cura di lei tra le mura domestiche; fu così assunta Anne Sullivan. Nel film viene ben descritto il loro rapporto controverso, e se alcune scene vi appariranno dure o crudeli, provate a contestualizzarle nell’epoca in cui si è svolta la vicenda. L’apparente freddezza di Anne si trasforma in una grande risorsa per Helen ed è grazie alla caparbietà e all’apparente intransigenza dell’insegnante se la ragazza ribelle, senza prospettive, si è trasformata in una donna forte, colta, estremamente comunicativa e capace di trovare la felicità, quella vera, non illusoria, quella che è parte della vita e non dell’immaginazione.
Ho pianto rivedendo la scena finale del film in cui la ragazzina dimostra non solo le sue grandi capacità intellettive ma anche la curiosità verso il mondo che la circonda e la gratitudine verso colei che attraverso gli ostacoli le ha aperto le porte del futuro.
Tra i tanti scritti di Helen Keller vi consiglio di leggere “Storia della mia vita”dove l’autrice racconta la sua versione dei fatti:
Helen è diventata con gli anni una scrittrice apprezzata, una giornalista, un’ottima oratrice, perché nonostante i suoi deficit imparò a parlare benissimo e una donna sempre pronta a combatter per i principi in cui credeva. Ho voluto quindi scegliere e pubblicare un’altra sua citazione:
“Una vita è felice non quando mancano, ma quando si conoscono le difficoltà”