Immaginate una donna nata nei primi anni del secolo scorso …
e ora aggiungete una vita all’insegna della lettura e della curiosità , un animo ribelle e un libro pubblicato nel 1968
Negli ultimi tempi sono particolarmente attratta dalle storie di vita; in particolare da personalità forti, da individui, perlopiù di sesso femminile, che hanno avuto il coraggio di sfidare le convenzioni del loro tempo e l’opinione pubblica.
Credo fermamente che l’adeguamento passivo alle convenzioni, la necessità di apparire a tutti i costi come la società vorrebbe, la finzione continua non siano compatibili con i termini libertà e felicità.
Questa settimana vorrei quindi parlarvi di Marguerite Antoinette Jeanne Marie Ghislaine Cleenewerck de Crayencour, era nata l’8 giugno 1903 e conosciuta come Marguerite Yourcener.
“Pochissimi sanno essere liberi e pochissimi sanno cosa vuol dire esserlo.”
Visse un infanzia anomala, la madre morì pochi giorni dopo il parto e il padre, un cinquantenne abituato agli agi e alla bella vita, era più interessato alla cultura, al gioco d’azzardo e ai viaggi che alla figlia.
Dotata di notevole intelligenza e di una massiccia dose di curiosità Marguerite si appassionò presto alla lettura, alla culture e alla scoperta del mondo.
“Sembra esserci nell’uomo, come nell’uccello, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove.”
Marguerite era uno spirito libero, capace di raccontare emozioni e sentimenti in molti modi. Pubblicò numerose opere nel corso degli anni anche se la più nota fu «Mémoires d’Hadrien» pubblicata nel 1968. Una sorta di biografia dell’imperatore romano dove l’autrice esprime non solo la sua conoscenza della storia ma anche la sua visione dinamica dell’esistenza, tanto che l’opera diventò presto un testo di riferimento in un anno di rivoluzioni sociali di un certo rilievo. «Il successo», raccontò lei stessa in un’intervista, «supera qualunque aspettativa».
Visitò molti stati, imparò diverse lingue e si appassionò a diverse culture. Gran parte della sua vita fu dedicata alla scrittura, ai viaggi e alle riflessioni, per un breve periodo insegnò in un collegio americano ma lo fece solo per necessità, durante il suo soggiorno in USA durante la seconda guerra mondiale, e lo descrisse come uno dei periodi peggiori della sua esistenza.
Indomita, senza peli sulla lingua e con la forza di dimostrare il suo vero essere a dispetto di tutto e tutti, ha vissuto una vita lunga e libera anche se, come tutti, ha dovuto affrontare difficoltà e dolori come la morte dei suoi più grandi amori.
Considerò sempre i libri come strumenti per raggiungere consapevolezza e vastità di pensiero, per raggiungere la libertà e non cedere all’Inverno dello spirito” .