Oggi vi propongo un romanzo dell’amico Cristiano Pedrini: René e i gatti di Richelieu
Sainte-Eulalie appariva come lo rivedeva nei suoi
pensieri, avvolto in quella lieve foschia che nascondeva
le sue dolci colline, come se la mano dell’Onnipotente
volesse celarne una parte, timoroso che l’uomo potesse
intaccarne la bellezza. Agli occhi di René quel mondo
era un piccolo capolavoro che sentiva come la sua vera
e sola casa.
René Fontaine ritorna al villaggio di Sainte-Eulalie per l’iniziare una nuova vita accanto al suo amato Maxime.
L’annuncio del loro fidanzamento rende tutti gli abitanti euforici, ma l’arrivo di Jacques Labordè, eminente studioso dell’Università di Arles, convinto che il piccolo bordo di Leman, da tempo ritenuto disabitato, celi un tesoro riconducibile al cardinale Richelieu, costringe Renè a cambiare i suoi programmi.
L’incontro con gli unici due abitanti di Leman, il vecchio Jules e il nipotino Sebastien, è una sorpresa che rafforza la convinzione di René ad opporsi ad ogni tentativo di Leman di sfruttare gli esiti della sua ricerca per stravolgere l’esistenza del borgo.
La presenza del piccolo Sebastien, con la sua carica di vivacità, incuterà in René un desiderio capace di bruciare molte tappe della vita che si immagina accanto al compagno, ma sa di non essere solo, la presenza della sua amata quercia, dove venne ritrovato, ancora in fasce, dalle suore dell’abbazia di Saint-René d’Angers, e le fugaci apparizioni del misterioso lupo che ha chiamato Buck, e lo accompagna nel suo viaggio alla
scoperta dei misteri di Leman, lo aiuteranno a non perdere di vista suoi valori e le sue convinzioni.
René sfiorò con la mano la corteccia della sua quercia, un timido contatto per farle
sapere della propria presenza. Alzando lo sguardo, si ritrovò a contemplarne le fronde simili
a un’immensa corona, come se la quercia volesse ricordargli di essere la sola regina della sua
vita. E ora, davanti a lei aveva deciso di compiere quel passo così importante. Nei giorni
passati si era domandato più volte se non avesse corso troppo, se quella decisione non fosse
stata solo il frutto del suo affrettato desiderio di rafforzare tutto ciò che aveva voluto crearsi
a Sainte-Eulalie.
“Eccomi qui”, pensò, accarezzando il tronco del vecchio albero. “Sei felice che io ti
voglia accanto a me in questo giorno?”
La mano di Maxime si posò sulla sua, stringendogliela. I loro sguardi si incontrarono,
sancendo, con il semplice silenzio, di essere pronti. «Vogliamo andare? Tutti ci stanno
aspettando», gli sussurrò, baciandolo sulle labbra.
Ringraziamo l’autore Cristiano Pedrini per la richiesta e il materiale fornito